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TERRITORIO

Società Agricola Migrante

Una terra preziosa, un vino straordinario.

 

L’Azienda si estende su un territorio prevalentemente collinare su cui cresce l’unico vitigno autoctono rosso del Lazio: il Cesanese.
Si trova ad Olevano Romano, un paese della Provincia di Roma immerso tra vigneti ed oliveti che deve la sua fama nazionale ed internazionale soprattutto al vino. La qualità d’uva prevalentemente coltivata é il Cesanese di Olevano, derivante da quella di Affile. Conformemente alla tradizione locale, il disciplinare di produzione ammette la presenza di una piccola percentuale di vitigni a frutto bianco la cui funzione principale consiste nell’innalzare il tenore di acidità e conferire maggiori profumi al vino.

Azienda Agricola Migrante - Cesanese di Olevano Romano
Azienda Agricola Migrante - Cesanese di Olevano Romano
Azienda Agricola Migrante - Cesanese di Olevano Romano
Foto: tv2000
Azienda Agricola Migrante - Cesanese di Olevano Romano
Foto: Comune di Olevano Romano

Olevano Romano.

 

È ubicato ai margini dell’anfiteatro montuoso Prenestino-Lepino-Ernico ad un’altitudine di m.570 s.l.m. Il suo territorio era sicuramente abitato, al tempo dell’espansione romana nell’Italia centrale: ne sono testimonianza le “Mura Poligonali” che, nella parte bassa del centro storico, fanno ancora da base all’abitato.
Esse sono attribuite agli Equi, popolazione immigrata nel Lazio tra il VI e il V secolo A.C. Olevano dovette essere stato uno di quei trentuno oppida (centri fortificati d’altura) dai quali, vennero mossi continui attacchi al territorio controllato dai Romani e che questi conquistarono e distrussero (secondo Tito Livio) alla fine del secolo IV. Integrato nello stato romano, il territorio olevanese venne ristrutturato nel sistema dei latifondi facenti capo a fattorie e ville rustiche. Una testimonianza sono i recenti ritrovamenti archeologici lungo la riva del fiume Sacco che hanno dato alla luce due busti (Attis e Apollo) di cui uno di buona fattura artistica, forse di scuola greca.
Durante il Basso Impero, il territorio fu sensibile all’opera di proselitismo dei Cristiani, come dimostrano le catacombe rinvenute ai confini col territorio di Paliano e le numerose pievi ed i “baptisteria” dell’Alto Medioevo.
Il primo documento medioevale che parla direttamente di Olevano una bolla del Papa Giovanni XII del 958 con la quale si riconfermavano tutti i beni al Monastero Benedettino di Subiaco. Non era ancora un “castrum”, cioé un centro abitato fortificato, ma lo diventerà subito dopo, come tanti altri centri abitati aperti, sfruttando, per il suo incastellamento, l’antica struttura delle mura poligonali. Dopo l’anno Mille, le maggiori famiglie romane si impossessarono sempre più le terre del Lazio i Frangipane prima ed i Colonna dopo, infatti, Oddone Colonna chiamato “Dominus olibani”.
Il 13 gennaio 1364 vengono promulgati gli Statuti di Olevano.
Forse in memoria di questo periodo Olevano ha sul suo stemma la scritta S.P.Q.R. Il 24 marzo 1400 Bonifacio IX concede Olevano in Vicariato alla Famiglia Orsini per tre generazioni ma già nel 1411 i Colonna tornarono vicari di Olevano fino a quando il 30 maggio 1614 fu venduto da Pier Francesco Colonna al Cardinale Scipione Borghese: nella famosa carta geografica di Domenico Rossi, Olevano é detto “di Borghese”.
L’ultimo signore di Olevano fu il Principe Camillo Borghese (1775-1832), marito di Paolina Bonaparte, la bellissima sorella di Napoleone, che si dice abbia soggiornato nel Castello di Olevano.
Durante la lotta per il risorgimento e l’unità d’Italia, Garibaldi il 20 aprile 1849 entrò ad Olevano sul suo cavallo bianco e dall’alto della sua fortezza esplorò il territorio circostante in direzione dei confini del Regno di Napoli.
Carlo Knebel (1810-1877), pittore svizzero, presente al momento dell’arrivo del Generale, eseguì una pittura della scena ed oggi il quadro é esposto a La Sarraz, Svizzera.

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